La Legge Martelli

Nel 1990 è stata approvata la legge 39/90, conosciuta di solito come Legge Martelli dal nome del suo promotore, Claudio Martelli. Questa norma ha abolito la cosiddetta “riserva geografica” alla Convenzione di Ginevra del 1951, un passaggio che limitava il riconoscimento dello status ai rifugiati provenienti dall’Europa. La legge conteneva una normativa che regolava solo in parte la materia dell’asilo.

La Legge Turco-Napolitano

Nel 1998 l’Italia ha rivisto la normativa nazionale in materia di immigrazione con il Decreto legislativo 286/98, noto come Legge Turco-Napolitano dai nomi degli allora ministri della Solidarietà sociale Livia Turco e dell’Interno Giorgio Napolitano. La norma sostituiva la legge Martelli con numerosi cambiamenti in tema di regole per l’immigrazione in Italia, ma non apportava modifiche sostanziali sull’asilo.

 La Legge Bossi-Fini

La legislazione in materia di immigrazione è stata modificata in modo significativo nel settembre del 2002 con l’entrata in vigore della legge 189-2002 (attuata pienamente solo nel 2005). Nell’uso comune il provvedimento viene chiamato Legge Bossi-Fini, dai nomi dei primi due firmatari, Umberto Bossi – allora ministro per le Riforme istituzionali – e Gianfranco Fini, all’epoca vice presidente del Consiglio dei ministri.
Questa normativa ha influito notevolmente sull’asilo: la norma decentralizza la procedura di asilo, ad esempio, che prima era gestita interamente dalla Commissione Nazionale per il Diritto d’Asilo. Con la legge Bossi-Fini vengono invece istituite delle Commissioni Territoriali, che hanno il compito di esaminare le istanze di riconoscimento della protezione internazionale nelle rispettive aree geografiche di competenza.
Attualmente le Commissioni hanno sede a Milano, Gorizia, Roma, Foggia, Crotone, Siracusa, Trapani, Torino, Caserta e Bari, indirizzate e coordinate dalla Commissione Nazionale.

Ogni Commissione è composta da un funzionario della carriera prefettizia come presidente, un funzionario della Polizia di Stato, un rappresentante di un ente territoriale (designato dalla Conferenza Stato-città ed autonomie locali) e un rappresentante dell’UNHCR.

Con le norme europee, una riforma importante

Con il recepimento della normativa europea in materia di asilo, tra il 2005 e il 2008 prende forma in Italia la più importante riforma legislativa sull’asilo dalla Legge Martelli.

Nel 2005 viene recepita la direttiva comunitaria 2003/9, che contiene le “norme minime relative all’accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri”.
Il decreto legislativo di attuazione della direttiva stabilisce le regole sull’accoglienza degli stranieri richiedenti il riconoscimento dello status di rifugiato nel territorio nazionale, in linea con gli standard europei e con il diritto internazionale dei rifugiati (in particolare, con la Convenzione di Ginevra del 1951).

In seguito è stato il turno della direttiva 2004/83, la cosiddetta “direttiva qualifiche”, recepita nell’ordinamento italiano con il Decreto legislativo 251/2007.
La norma stabilisce per gli Stati membri i criteri da utilizzare per decidere se un richiedente asilo abbia diritto alla protezione internazionale e quale forma di protezione debba ricevere, se lo status di rifugiato o una forma di protezione sussidiaria.

Nel 2008 infine è stata recepita la direttiva comunitaria 2005/85, nota come “direttiva procedure”. Attuata con il Decreto legislativo 25/08, la direttiva introduce norme minime per le procedure applicate negli Stati membri nel riconoscimento e nella revoca dello status di rifugiato.

Questi ultimi due Decreti legislativi hanno modificato in modo sostanziale le norme sull’asilo. Ad esempio aboliscono il trattenimento dei richiedenti asilo, introducono l’effetto sospensivo del ricorso contro il diniego della domanda d’asilo e prevedono la possibilità di ottenere il ricongiungimento familiare anche per quanti hanno ottenuto una protezione sussidiaria.

Cosa manca: una legge organica, politiche più strutturate

Nonostante i cambiamenti, in Italia è sempre più necessaria una legge organica per regolare l’intera materia dell’asilo e migliorare in modo sostanziale la situazione dei rifugiati e richiedenti asilo.
L’Italia è ancora l’unico tra i paesi dell’Unione Europea a non avere una norma unitaria, che garantisca ai richiedenti asilo un sistema funzionale, assistenza ed integrazione, e che riduca le difficoltà operative per gli enti locali, il volontariato, le forze di polizia e tutti gli operatori del settore.
Oltre alle lacune di carattere legislativo, in Italia continuano a mancare politiche organiche e un sistema nazionale di accoglienza, protezione e integrazione.

UNHCR, Ministero, Comuni insieme per chi chiede asilo

Per far fronte a queste mancanze, nel 2001 l’UNHCR, il Ministero dell’Interno e l’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, hanno creato il Programma Nazionale Asilo (PNA), poi confluito nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).

Fra gli obiettivi del Programma, creare una rete di accoglienza per accompagnare i richiedenti asilo durante tutto l’iter del riconoscimento dello status e attivare interventi a sostegno dell’integrazione dei rifugiati. Il PNA ha portato ad oltre 420 progetti territoriali, con oltre 200 enti locali coinvolti. L’attività è iniziata nel luglio del 2001: il Programma negli anni ha accolto oltre 15.000 tra richiedenti asilo e rifugiati, Nel 2009 i centri della rete ospitavano oltre 7.800 persone.

Nato come progetto sperimentale, il PNA rischiava di chiudere per mancanza di finanziamenti. La Legge Bossi-Fini ne ha poi riconosciuto i risultati positivi e ha istituito il Fondo per le politiche e i servizi dell’asilo .