UNHCR

Come riusciamo a portare gli aiuti
ai rifugiati durante le crisi umanitarie?

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World Humanitarian Day

Lo abbiamo chiesto a Anna Splinder del team "Emergenze"

Anna è responsabile della gestione dei rifornimenti e della logistica del nostro team "Emergenze". È stata in prima linea durante le ultime crisi umanitarie, in Bangladesh, Siria, Uganda e Angola.
L'abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto di raccontarci meglio il suo lavoro.

Anna, come descriveresti il tuo lavoro in tre parole?

Direi che la prima è consegna. Poi sicuramente un’azione mirata ai risultati: so che sono quattro parole, ma dobbiamo davvero concentrarci sulle persone che aiutiamo. Anche velocità ed efficienza sono fondamentali. Inoltre, ho un debole per il lavoro di squadra, quindi anche questo va menzionato. Nessuno di noi può fare ciò che fa da solo. Non parliamo solo di una catena di approvvigionamenti ma anche di quella umana. Nel nostro lavoro molte cose possono andare storte, ma se entrambi i sistemi sono solidi e funzionanti riusciamo sempre a consegnare i beni necessari.

Come funzionano queste catene in situazioni di crisi, ad esempio nel caso dei Rohingya in Bangladesh?

La prima cosa che abbiamo fatto è stata chiedere quali articoli ci fossero nel magazzino nazionale che potessero essere distribuiti immediatamente e cosa si potesse acquistare in loco. Poi abbiamo organizzato spedizioni da dove teniamo le nostre scorte, a Dubai, Nairobi, Kampala, Douala, Accra, Amman e Copenaghen, e infine abbiamo mobilitato il personale. La difficile situazione nel Bangladesh ha reso complicata la consegna degli aiuti. Il porto principale si è intasato rapidamente bloccando i container e le navi. Quindi abbiamo considerato l’opzione della via aerea. In totale abbiamo effettuato 21 ponti aerei in Bangladesh, con articoli provenienti da tutto il mondo. Fornire aiuti significa molto più che distribuire coperte o teloni. Noi offriamo protezione, in forme diverse. Velocità e tempismo sono fondamentali per salvare vite umane.

Molte cose possono andare storte. Velocità e tempismo sono fondamentali, ma serve un grande lavoro di squadra.

Anna

Diventa anche tu parte della squadra!

Fai una donazione per sostenere i rifugiati

Poiché spesso devi valutare i bisogni dei rifugiati in loco, suppongo che ne avrai conosciuti molti e avrai ascoltato le loro storie. Ci puoi raccontare di qualcuno che hai incontrato?

Quando ero in Bangladesh lo scorso novembre, ho notato un uomo con suo figlio e sua moglie da poco arrivati. L’uomo mi ha raccontato che la moglie aveva il diabete ed era rimasta paralizzata sei mesi prima da un ictus. Mi ha detto di aver camminato di notte per 10 giorni sulle colline, portando sulle spalle la moglie e il figlio per tutto il tragitto, fino a riempirsi di escoriazioni. Sono rimasta colpita dal suo coraggio così come da quello di tutti i rifugiati, dalla loro forza e dalla volontà di sopravvivere in circostanze orribili, di cercare una vita migliore per i propri familiari. Questo mette sempre le cose in prospettiva.

Quando hai deciso di diventare un’operatrice umanitaria?

Ho lavorato 13 anni nel settore privato, occupandomi sempre di distribuzione. All’epoca accompagnavo mio padre, un medico, in diversi viaggi. Nel 2005 siamo andati in Honduras dove abbiamo contribuito a costruire una clinica per la distribuzione di sedie a rotelle e un giorno, al mercato, ho potuto parlare con le persone del posto; ne rimasi così affascinata che ho capito che avrei potuto usare le mie capacità in modo diverso.

Cosa vuoi dire ai nostri sostenitori?

Innanzitutto, vorrei che sapessero che gli aiuti arrivano effettivamente ai rifugiati perché le squadre che coordino io sono quelle preposte alla distribuzione. Quindi so che arrivano perché lo vedo. Siamo in un momento in cui il mondo ha davvero bisogno di empatia. Ne abbiamo bisogno l’uno per l’altro, ma anche per i rifugiati che hanno bisogno del tuo volto amico e del tuo aiuto. Perciò anche una piccola somma di denaro aiuta a dare speranza e sicurezza alle persone che attraversano il confine spesso munite solo di forza, coraggio, amore per la propria famiglia e volontà di sopravvivere.

grazie ad angeli come te