L’ UNHCR prende atto del fatto che i governi del Bangladesh e del Myanmar hanno raggiunto un accordo per permettere ai rifugiati Rohingya di fare ritorno in Myanmar. Dal 25 agosto sono circa 622.000 le persone fuggite dallo stato di Rakhine nel Myanmar settentrionale, in seguito all’ondata di violenze fondate sul diniego della cittadinanza e su decenni di profonda discriminazione.
L’UNHCR non ha ancora ricevuto informazioni dettagliate sull’accordo. I rifugiati hanno il diritto a fare ritorno alle proprie case, pertanto un quadro normativo che permetta loro di esercitare questo diritto, in linea con gli standard internazionali, sarà fondamentale. Questo significa, prima di tutto, che i ritorni devono essere volontari e realizzarsi in condizioni di dignità e sicurezza che possano aprire la strada a soluzioni durature.
Al momento le condizioni nello stato di Rakhine in Myanmar non sono tali da consentire ritorni in sicurezza e sostenibili. I rifugiati continuano a scappare dalle proprie case e molti di loro sono stati vittime di violenza, stupri e gravi traumi psicologici. Alcuni di loro hanno assistito alla morte dei propri familiari e amici. Molti hanno davvero molto poco se non addirittura niente a cui fare ritorno, le loro case e i loro villaggi sono stati distrutti. Le profonde divisioni tra le comunità continuano ad essere ignorate, e l’accesso all’intervento umanitario nello stato di Rakhine nel Myanmar settentrionale continua ad essere negato.
E’ cruciale che i ritorni non avvengano precipitosamente o prematuramente, senza il consenso informato dei rifugiati o senza degli elementi alla base della creazione di soluzioni di lungo periodo. Le persone devono avere la possibilità di fare ritorno a casa e non devono essere confinate in zone specifiche. I progressi nell’affrontare le cause profonde della fuga, tra queste la mancanza di cittadinanza, saranno fondamentali, così come raccomandato dalla “Rakhine Advisory Commission”.
L’UNHCR auspica che sia possibile conoscere i dettagli dell’accordo tra i due paesi e si rende disponibile ad aiutare entrambi i governi per ricercare soluzioni stabili per i rifugiati Rohingya e in linea con gli standard internazionali in materia di rifugiati e diritti umani.
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