L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, segue con attenzione la situazione di molte migliaia di Rohingya che dall’agosto del 2017 vivono in una cosiddetta “terra di nessuno” non distante dal confine tra Myanmar e Bangladesh.
Si stima che nell’area nei pressi del canale di Tombru vivano circa 1.300 famiglie, approssimativamente 5.300 tra uomini, donne, ragazzi e ragazze. Diversi rappresentanti di questo gruppo hanno dichiarato che hanno paura di tornare a casa e vorrebbero trovare la sicurezza in Bangladesh.
L’UNHCR ribadisce che tutti hanno il diritto di richiedere asilo, e al tempo stesso hanno il diritto di tornare a casa quando ritengono che le circostanze e il momento siano adatti. Le persone che sono fuggite dalle violenze nei propri Paesi devono vedersi garantiti sicurezza e protezione, e devono essere consultati sul loro futuro. Ogni decisione di ritorno deve essere volontaria, basata su una scelta libera e informata.
Nel frattempo in Bangladesh, di concerto con le autorità, l’UNHCR e le organizzazioni partner continuano a intensificare i preparativi per far sì che i rifugiati possano usufruire del maggior livello di protezione possibile in vista della stagione dei monsoni. Fino ad ora sono stati distribuiti alle famiglie di rifugiati 33.000 kit per la costruzione di rifugi, contenenti sacchi di sabbia biodegradabili per fissare le strutture.
Negli insediamenti continuano le opere di ingegneria: l’UNHCR si sta adoperando per costruire sentieri e scale rinforzati con il bambù, ponticelli, sistemi di drenaggio e muri di contenimento per stabilizzare il terreno. Sono stati inoltre predisposti, presso i centri di distribuzione nei campi di Kutupalong e Nayapara, 35 container di materiale per il soccorso post tempesta.
Le famiglie maggiormente esposte a rischio allagamento e smottamento verranno invitate a trasferirsi in altre aree. Dato il limitato quantitativo di terreno disponibile negli insediamenti, i trasferimenti saranno soggetti a una rigorosa valutazione in base alle priorità.
Oggi è iniziato il ricollocamento delle prime 50 famiglie, che si erano stabilite in un’area predisposta ad allagamenti, verso aree del sito nuove e più sicure. Rientrano tra le 381 famiglie che verranno ricollocate nell’arco della prossima settimana. Altre famiglie verranno ricollocate dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Continuano i colloqui sul tema del ricollocamento con il governo del Bangladesh, al fine di incrementare il numero di rifugiati da ricollocare e che attualmente vivono in località a rischio di smottamenti o allagamenti.
Lo staff dell’UNHCR sta favorendo l’impegno comunitario negli sforzi per i preparativi, in particolare nel rivolgere messaggi mirati alle comunità che potrebbero essere maggiormente soggette ad allagamenti, smottamenti o cicloni, e nell’analizzare i meccanismi di risposta comunitaria e i piani di preparazione.
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