L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esorta la Grecia a indagare sulle molteplici testimonianze di respingimenti alle frontiere marittime e terrestri effettuati dalle autorità greche, le quali avrebbero ricondotto migranti e richiedenti asilo in Turchia dopo che questi avevano raggiunto il territorio o le acque territoriali greche.
L’UNHCR ha sollevato a più riprese i propri motivi di preoccupazione presso il Governo greco e ha esortato ad avviare con urgenza le indagini in merito a una serie di presunti incidenti riferiti dai media, molti dei quali corroborati da organizzazioni non governative e testimonianze dirette. Da marzo, la quantità di accuse è andata aumentando e le testimonianze indicano che diversi gruppi di persone potrebbero essere stati sommariamente ricondotti in Turchia dopo aver raggiunto il territorio greco.
I richiedenti asilo arrivati in Grecia via terra e via mare dall’inizio di marzo sono circa 3.000, una cifra in drastico calo rispetto a quelle dei mesi precedenti e degli anni passati. Eppure, il numero di respingimenti, in particolare in mare, sarebbe aumentato.
La Grecia ha il legittimo diritto di esercitare il controllo delle proprie frontiere e di gestire i flussi irregolari di persone, nel rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e di protezione dei rifugiati. Controlli e prassi devono garantire il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, i quali non dovrebbero essere respinti alle frontiere.
La Guardia Costiera greca ha mostrato dedizione e coraggio eccezionali nel salvare la vita di un numero infinito di rifugiati e migranti in mare. Tuttavia, le accuse attuali paventano che la Grecia avrebbe agito contro i propri obblighi internazionali col rischio di esporre le persone a grave pericolo.
Quello di cercare e godere dell’asilo è un diritto fondamentale e a tutti i richiedenti dovrebbero essere garantiti accesso alle procedure per farne domanda e protezione dai respingimenti o dai ritorni informali forzati.
La pandemia da coronavirus ha aggravato le difficoltà delle persone costrette a fuggire da guerre, conflitti e persecuzioni, ma a coloro che vivono questa condizione non si dovrebbero negare sicurezza e protezione, date le circostanze.
L’UNHCR ha rivolto ripetuti appelli agli Stati affinché gestiscano le restrizioni alle frontiere secondo modalità che garantiscano allo stesso tempo il rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e di protezione dei rifugiati, per esempio con l’imposizione di periodi di quarantena e controlli sanitari. Considerata la necessità di ridurre i rischi di salute pubblica, l’UNHCR ha sostenuto gli sforzi profusi a tal fine e chiesto di allestire adeguati spazi supplementari da destinare all’osservanza di un periodo di quarantena della durata di 14 giorni.
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