Oltre 250.000 rifugiati Rohingya provenienti dal Myanmar sono stati registrati e hanno ricevuto documenti d’identità grazie all’azione congiunta delle autorità del Bangladesh e dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
I rifugiati Rohingya presenti in Bangladesh sono apolidi. Nonostante vivano in Myanmar da generazioni, hanno perso la cittadinanza in seguito a un cambiamento delle leggi di tale paese, avvenuto nel 1982. Oggi più di 900.000 rifugiati Rohingya vivono negli insediamenti sovraffollati di Cox’s Bazar, e tra essi 741.000 sono fuggiti dal Myanmar a partire dall’agosto del 2017.
Le operazioni di registrazione, avviate nel mese di giugno 2018, mirano a garantire il diritto dei rifugiati Rohingya di fare volontariamente ritorno al proprio paese in futuro. Ad oggi, il governo e l’UNHCR hanno registrato 270.348 rifugiati (59.842 famiglie) negli insediamenti del distretto di Cox’s Bazar. Ogni giorno, vengono registrati più di 4.000 rifugiati in sei diverse località, dove oltre 450 impiegati prolungano l’orario di lavoro nel tentativo di concludere le procedure entro la fine del 2019.
Una registrazione completa è importante per migliorare l’accuratezza dei dati sui rifugiati in Bangladesh. Fornisce alle autorità nazionali e alle organizzazioni umanitarie informazioni fondamentali per comprendere i bisogni della popolazione. I dati raccolti faciliteranno la pianificazione dei programmi e la distribuzione di aiuti dove sono maggiormente necessari, in particolare per le persone con necessità urgenti, come donne e bambini che svolgono il ruolo di capifamiglia, e persone con disabilità.
La registrazione dei rifugiati comporta la raccolta di dati anagrafici di base e altre informazioni importanti, compresi i legami familiari. A tal fine, l’UNHCR utilizza un Sistema Biometrico per la Gestione dell’Identità (BIMS) che acquisisce dati personali, tra cui impronte digitali e scansioni dell’iride. Alla fine del processo, i rifugiati ricevono una carta d’identità provvista di foto e di informazioni chiave, come nome, data e luogo di nascita. La carta indica anche il Myanmar come Paese di origine. Ricevono la carta tutti i rifugiati di età superiore ai 12 anni; alle famiglie viene anche consegnato un attestato con i dati di tutti i membri, compresi i bambini più piccoli.
Per facilitare le interazioni con le autorità nazionali, le informazioni sui documenti d’identità sono riportate in inglese e bengalese. L’UNHCR ha elaborato i documenti in collaborazione con il governo del Bangladesh, e le carte d’identità e gli attestati riportano il logo del governo e dell’UNHCR.
L’UNHCR e le autorità del Bangladesh tengono regolari incontri con membri della comunità di rifugiati, tra cui imam, anziani, insegnanti e altri esponenti, per spiegare i vantaggi della registrazione, rispondere alle domande e fugare eventuali timori. Gruppi di sensibilizzazione composti da rifugiati volontari si occupano di informare la comunità sul processo di registrazione e per incoraggiare le persone a sottoporvisi.
I rifugiati Rohingya vivono in una zona del Bangladesh esposta dal punto di vista ambientale, e dunque soggetta a disastri naturali. Poiché la stagione dei cicloni è in corso e si avvicina anche il periodo dei monsoni, la registrazione aiuterà anche a riunire le famiglie nel caso in cui venissero separate durante le tempeste.
Un Piano di Risposta Congiunto (JRP), lanciato nel mese di febbraio, mira a raccogliere 920 milioni di dollari USA per coprire, nell’anno in corso, le esigenze umanitarie dei rifugiati Rohingya e delle vulnerabili comunità del Bangladesh che li ospitano. A metà maggio, i fondi ricevuti ammontano a poco meno del 18% della cifra necessaria, ovvero 165,2 milioni di dollari USA. È un dato particolarmente preoccupante, poiché ci si sta avvicinando alla seconda metà del 2019. È di fondamentale importanza che le agenzie umanitarie ricevano finanziamenti tempestivi e flessibili per continuare a fornire assistenza salvavita e migliorare le condizioni di vita dei rifugiati e delle comunità ospitanti in Bangladesh.
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