LONDRA – Judith McCann è un’infermiera che vive a Londra con sua figlia Connie, insegnante 27enne, e Shannan*, 22 anni, di Aleppo.
Il marito di Judith, che è venuto a mancare, era un rifugiato fuggito dal Cile negli anni ’70. Judith e sua figlia parlano molto della differenza tra come le persone vedevano i rifugiati in quegli anni e come li vedono ora.
“Una volta i rifugiati venivano accolti favorevolmente e volevamo far sentire questo calore anche a quelli di oggi”, dice Judith.
Shannan si è trasferito a casa dei McCann nell’agosto del 2016 e lavora in un ristorante libanese.
“Sono tutti curiosi di sapere qualcosa su di lui, ma è un ventiduenne come tutti gli altri: gli piace vestirsi bene, mangia cibo spazzatura, dorme tutto il giorno e lavora di notte”, dice Judith. “Può rimanere quanto vuole, fino a quando avrà 30 o 40 anni, non c’è fretta”, scherza lei.
Shannan è stato rapito in Siria nel 2015, dopodiché ha deciso di fuggire dal suo paese lacerato dalla guerra. Ora si sente parte della famiglia. L’unico problema, aggiunge ironicamente Connie, è che tifa per il Manchester United: “Noi facciamo il tifo per il Liverpool. Gli abbiamo detto che se continua a tifare United dovrà andarsene di casa!”
*nome cambiato per motivi di protezione
Questa storia fa parte di Great British Welcome, parte di No Stranger Place, progetto inglese che è stato sviluppato e fotografato da Aubrey Wade in collaborazione con l’UNHCR, che racconta una serie di storie di ragazzi rifugiati e di coloro che li ospitano in tutta Europa. Great British Welcome sarà esposto a St-Martin-in-the-Fields a Londra, dal 16 gennaio al 16 marzo 2018.
Condividi su Facebook Condividi su Twitter