L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha reso noto che altre persone rischiano di perdere la vita nelle regioni del Centro-Nord e del Sahel, in Burkina Faso, dove centinaia di migliaia di persone in fuga, tra cui bambini piccoli, sono costrette a dormire all’aperto alla mercé delle intemperie.
Si stima che siano 350.000 le persone che ora necessitano con urgenza di aver accesso ad alloggi e approvvigionamento d’acqua adeguati per sopravvivere alle condizioni di tipo desertico delle aree remote del Burkina Faso. L’acuirsi dell’insicurezza sta costringendo ogni giorno alla fuga un numero sempre più elevato di persone.
L’UNHCR aveva già espresso apprensione in relazione al fatto che la carenza cronica di risorse minacciasse il verificarsi di una catastrofe umanitaria di proporzioni rilevanti. La pandemia da COVID-19 ora sta aggravando ulteriormente una situazione caratterizzata da un intreccio di crisi.
Siamo in corsa contro il tempo per impedire che vi siano altre sofferenze umane. Nelle aree remote le persone hanno un disperato bisogno di trovare un riparo e devono far fronte a condizioni climatiche molto dure. L’UNHCR esorta tutti gli attori umanitari a incrementare le risorse.
Attualmente, la crisi in corso in Burkina Faso rappresenta l’esodo col più rapido ritmo di crescita su scala mondiale, con quasi 840.000 persone sfollate dal conflitto e dalla siccità negli ultimi 16 mesi. Sono quasi 60.000 quelle costrette a fuggire nel solo mese di marzo.
Nonostante il dispiegamento di un numero crescente di forze di sicurezza, gruppi armati continuano a compiere devastazioni nelle regioni del Centro-Nord e del Sahel, aggredendo allo stesso modo polizia e militari, civili, scuole, ambulatori, insegnanti e personale sanitario.
Il personale dell’UNHCR raccoglie regolarmente testimonianze strazianti dai sopravvissuti in fuga. Raccontano con dettagli orripilanti gli attacchi condotti ai danni dei loro villaggi, durante i quali uomini e ragazzi vengono uccisi, le donne stuprate, le case saccheggiate e le scuole, insieme ad altre infrastrutture, distrutte.
L’UNHCR sta lavorando con le autorità locali e i propri partner umanitari per consegnare quanto prima ulteriori alloggi e forniture di emergenza agli sfollati, ma date le crescenti condizioni di insicurezza e le risorse limitate, sarà difficile raggiungere tutte le persone che necessitano di assistenza. Molte vivono in condizioni disperate in aree sovraffollate. Molte dormono e vivono sotto alberi.
Il costante peggioramento della sicurezza sta producendo un impatto negativo sulla risposta umanitaria, dal momento che ostacola gravemente l’accesso degli operatori impedendo di raggiungere coloro che ne hanno bisogno: le persone costrette alla fuga e le comunità che le accolgono hanno tutte disperato bisogno di alloggio, cibo, acqua, protezione, salute e istruzione.
Il sistema sanitario del Burkina Faso è stato gravemente colpito, in un momento storico in cui il Paese deve far fronte anche agli effetti del COVID-19. I confini sono chiusi dalla settimana scorsa e gli spostamenti per e dai paesi o città in cui vi sono casi confermati di coronavirus hanno subito restrizioni.
Nell’intensificare gli sforzi nel Sahel per garantire protezione alle persone in fuga dalle violenze, l’UNHCR, inoltre, sta adattando le operazioni di sostegno alla risposta nazionale all’emergenza di salute pubblica in modo da includere rifugiati, sfollati interni e comunità di accoglienza.
Ad oggi, l’UNHCR ha garantito alloggio a circa 50.000 sfollati e continua a lavorare senza sosta per soddisfare tutte le esigenze rilevate.
Nella regione del Sahel, la carenza di acqua rappresenta un’altra notevole criticità. L’UNHCR sta costruendo riserve per la conservazione di circa 15.000 litri di acqua vicino a Dori, nel Sahel, e continua a lavorare con le autorità locali per far sì che gli insediamenti siano collegati alla rete nazionale di approvvigionamento idrico.
In coordinamento con le autorità burkinabé, stiamo inoltre esplorando le possibilità di trasferire alcuni sfollati al campo rifugiati di Goudoubo, a Dori, nella regione del Sahel – dal momento che alcuni degli sfollati vivono sia all’interno sia nei dintorni di questa città, a pochi chilometri di distanza. Il campo si è svuotato meno di due settimane fa, dopo che alcuni rifugiati maliani sono fuggiti per fare ritorno in Mali in seguito agli attacchi e all’ultimatum ricevuto. Nel campo, acqua, servizi igienico-sanitari e cure mediche sono già disponibili.
Video di qualità broadcast sono disponibili per il download sulla piattaforma dell’UNHCR Refugees Media
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